“Con lui la vita era stata un po' bimba, un po' puttana. Dapprima lo aveva sedotto con i suoi sguardi, giocando a mostrargli il seno, donandogli il piacere lussurioso dei suoi caldi unguenti profumati. Ostriche e incenso. Poi un giorno, carezzandolo, aveva adagiato su quel giovane corpo nudo un sottile filo dorato, poi un altro, poi un altro, e quei giochi si andavano facendo meno ingenui, quelle carezze più ruvide, poi un altro, poi un altro, e quei fili sembravano tramutarsi, parevano meno splendenti, più pesanti, e stringevano, stringevano da far male, fredde lame taglienti, carne viva, carne vecchia, tela di ragno. Lasciarsi abbracciare dal silenzio, mantenersi immobile, farsi sottile – pur restando solo, pur restando al freddo - sembrava essere l'unica via per nascondersi al dolore, per sopportarlo”.
Alla prossima ragnatela,
Francesco