martedì 22 settembre 2009

Finte lacrime a cubetti

“Scusa hai visto per caso passare la vita / e chi la sta portando via / chi ci riempie la testa di marmellata / e si nasconde dietro i così sia /
scusa hai visto passare Lady barcollando
aveva delle cose mie / ha venduto pezzi per ogni governo / ed ora compra anche le fantasie.
Le puttane di regime / preferiscono i rossetti / coccodrilli e tacchi a spillo / finte lacrime a cubetti / sanno bene mentire / le loro banalità / mentre Lady barcollando / distribuisce civiltà.
Civiltà fatta di menzogne / di eserciti, di carogne / preistoria degli equilibristi / decalogo degli analisti / in riunione a deliberare / chi si è buttato, chi è da buttare / e tutti insieme stanno già aspettando / un aiuto da Lady barcollando.
Stiamo in guardia come lupi / stiamo pronti ad azzannare / chi ci vuole programmare / per produrre e consumare / siamo guardie e vedette tra paesi e città / perché Lady barcollando / sta svendendo la realtà”.

Cristiano De André – Lady Barcollando

Spettacolizzare l'innocenza
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“Spettacolizzare l’innocenza” - P. Pergolizzi


Alla prossima realtà svenduta,
Francesco

lunedì 21 settembre 2009

Musica e magia

Fonte: http://www.sportmediaset.it/calcio/articoli/articolo26702.shtml

“La ricetta magica per fare vincere il Milan anche in campionato? Semplice, usare anche in Italia la musica della Champions League. A rivelare questo particolare è lo stesso amministratore delegato dei rossoneri Adriano Galliani che, alla fine della partita casalinga vinta per 1-0 contro il Bologna, ha dichiarato: "Ho fatto suonare la musichetta della Champions negli spogliatoi prima della gara e anche durante l'intervallo...". La conferma, divertita, è poi arrivata anche da parte del tecnico Leonardo: "E' vero, Galliani ci ha fatto ascoltare la musichetta negli spogliatoi - Per fortuna abbiamo un ambiente che ci permette di fare certe cose". Potere della Champions League”.

Spogliatoio del Milan Il giuocatore del Milan Massimo Ambrosini negli spogliatoi di San Siro

Alla prossima musichetta,
Francesco

giovedì 10 settembre 2009

Traslochi

Da oggi il mio blog si è trasferito in questa nuova dimora virtuale, abbandonando la sua precedente collocazione su Msn Space. Quel vecchio blog non verrà più aggiornato, ma continuerà ad essere un bel ricordo e il custode dei commenti ai miei post, che purtroppo non è stato possibile copiare sulla nuova piattaforma.

Al prossimo trasloco,
Francesco

mercoledì 9 settembre 2009

Allegria!

Mike Esiste in Italia una sorta di delirante sindrome collettiva, tale per cui post-mortem vengono osannati, incensati personaggi che in vita erano stati accantonati, come se il sonno eterno donasse loro quell'aura di superiorità, come se il loro essere preziosi si materializzasse quando ormai è troppo tardi. Il delirio collettivo per Michael Jackson, elevatosi in poche ore dallo status di maniaco-stupratore-di-bambini-tossico-negrosbiancato a quello di mito-malatodivitiliggine-fragile-amantedeibimbi mi ha disgustato, perché sbatte un faro in faccia all'ipocrisia e alla superficialità di un mondo che lo ha prima cullato e poi affossato fino a sotterrarlo, per poi re-innalzarne la sua immagine, quando è troppo tardi. Come un gruppo di bulletti che picchiano un loro coetaneo, un po' più fragile, e poi quando riescono finalmente ad ucciderlo scoppiano in lacrime perché - "dai cazzo!" - stavano solo giocando. La morte merita rispetto e forse un po' di silenzio in più, e non apprezzo queste elegie tardive e smielate per chicchessia.
Ma per Mike, è diverso.
Mike era una di quelle costanti nella vita di ognuno di noi, una di quelle colonne che credi nulla possa intaccare, uno di quegli uomini che paiono davvero saper flirtare con la vita, sedurla, e con essa convivere in Allegria, anche ad 85 anni. Ed è stato coerente fino all'ultimo, morendo a Montecarlo, e trascinando per sempre via con se qualcosa di più rispetto alla sua persona, alla sua immagine bonaria, seppellendo per sempre un pezzo di un’Italia che non c'è più, di quell'Italia analogica fatta di lacca e bianco e nero, di quell'intrattenimento forgiato da uomini profondi che sanno farsi leggeri, ma trasmettono  - inevitabilmente - lo spessore di una vita cresciuta tra amore, campi di concentramento, polvere e stelle.
Oggi accendi la televisione, e nello stesso momento della giornata in cui fino a pochi anni fa girava la ruota, osservi Papi o Mammuccari che si agitano squillanti come sultani nel loro harem, e pensi che qualcosa non torna, che c'è qualcosa di artificiale in quei sorrisi, in quelle tette, pensi che quell'allegria  in HD ha la “a” minuscola e siliconata, che qualcosa dev'essere andato storto, che forse non era implicito né necessario che la televisione dovesse rappresentare uno dei più invisibili e pericolosi morbi per il nostro cervello, che ci sono stati uomini che hanno saputo e voluto far dono agli italiani della loro intelligenza, della loro ironia, delle loro gaffe, della loro vulnerabilità. Pensi alla signora Longari, caduta sull'uccello, all'imbarazzo per quella volgarità genuina ed infantile che oggi non farebbe arrossire neppure un bimbo. Pensi alle pubblicità di Mike con Fiorello, a quell'Allegria affettuosa, casareccia, semplice, tenue, velata, oggi spenta per sempre, domani dimenticata per sempre, travolta e oscurata dal rombo totalitario dell’allegria in silicone.

Alla prossima sindrome collettiva,
Francesco