sabato 20 giugno 2009

Portofino notturna

Portofino

Al prossimo scatto notturno,
Francesco

giovedì 18 giugno 2009

Citazioni

Mi sono sempre piaciute oltremodo le citazioni. Di film, libri e quant’altro. Di tutto, insomma. Le pillole di saggezza, le massime zen, persino le frasi dei baci perugina. Sono affascinato dalla sinteticità, dalla semplicità, probabilmente mi convinco che si possa riassumere in un pugno di parole chissà quale verità, chissà quale principio ispiratore, comprimendo la complessità fino a ridurla a tramutarsi in pillola, comoda da portare sempre appresso ed assumere ai primi sintomi di necessità.

Eccone due tra le mie preferite, entrambe di Erich Fromm, psicoanalista e sociologo tedesco.

  • “L'incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza. Che ne siamo o no coscienti, non c'è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di non essere noi stessi, e non c'è nulla che ci dia più orgoglio o felicità di pensare, sentire e dire quel che è nostro. Ciò implica che quello che importa è l'attività in quanto tale, il processo e non il risultato”.
    da Fuga dalla libertà di Erich Fromm

  • “L' amore è un potere attivo dell'uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d'isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere sé stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell'amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due. (...) Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità d'amare. (...) Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare. (...) L'unico modo per conoscere profondamente un essere è l'atto di amore; questo atto supera il pensiero, supera le parole. È il tuffo ardito nell'esperienza dell'unione”.
    da L'arte di amare di Erich Fromm

Al prossimo sociologo tedesco,
Francesco

mercoledì 17 giugno 2009

Yin e Yang

W La Figa!

Dopo aver riletto i miei più recenti post, in cui mi sono piacevolmente lasciato andare a descrivere e Yin e Yang condividere alcune mie emozioni dell'ultimo periodo, sentivo l'esigenza insopprimibile di esprimere anche la parte di me meno spirituale e più concreta, meno intellettuale e più animale: sicuramente, non meno importante. Perché io non lo so se siamo davvero homini lupus, ma di certo un po’ bestie lo siamo tutti.
Fortunatamente.

Per chi non avesse mai sentito parlare di Yin e Yang, ci pensa wikipedia:

“I caratteri tradizionali per yin (陰 o 阴, pinyin: yīn) e yang (陽 o 阳 yáng) possono essere separati e tradotti approssimativamente come il lato in ombra della collina (yin) e il lato soleggiato della collina (yang). Il significato di questi caratteri non può che avere più di una connotazione. Siccome yang fa riferimento al "lato soleggiato della collina", esso corrisponde al giorno ed alle funzioni più attive. Al contrario, yin, facendo riferimento al "lato in ombra della collina", corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive”.

E anche supereva.it:

“Yin e Yang rappresentano, nella filosofa cinese, i due principi fondamentali dell’universo. Yang: il principio positivo, maschile, rappresentato dal colore bianco. Yin: il principio negativo, femminile, rappresentato dal colore nero. E’ importante mettere in evidenza che Yin e Yang non hanno alcun significato morale Buono-Cattivo. La formazione della polarità Yin-Yang è considerata dai filosofi cinesi la base dell’universo. Essi costituiscono infatti veri e propri emblemi della dualità fondamentale esistente in ogni parte del cosmo. Da tutto ciò possiamo facilmente renderci conto che Yin e Yang non sono considerati elementi contrastanti, bensì complementari e inscindibili. Bisogna quindi cercare un’armonia fra di loro ed evitare qualsiasi situazione sbilanciata”.

Al prossimo yang,
Francesco

venerdì 12 giugno 2009

Tunnel spagnoli

Che poi, a volercisi soffermare, crescere è una cosa strana.

Quando sei ragazzetto vivi di fronte a un'enormità di tunnel, di cui vedi solo l'imbocco. Hai l'imbarazzo della scelta: puoi permetterti di immaginare con facilità che da grande farai il pompiere, troverai la felicità e sarai sposato con una splendida ragazza mora il cui nome inizia con la lettera M, salvo, un momento dopo, figurarti con un ampio cappello sulla fronte e un sigaro in bocca, impegnato ad allontanare col calcio della tua pistola i mosquitos che ti ronzano nelle orecchie mentre cerchi di riposare, pigramente disteso sopra alla tua amaca di cotone bianco, proprio al centro del giardino della tua maestosa tenuta in Nicaragua.

Poi, accade che cresci, e le strade che percorri ti portano ad essere solo una delle tante persone che saresti potuto essere. Guardi indietro e rivedi scelte cruciali prese con una leggerezza sconvolgente, vedi quei periodi in cui ti sentivi consumare dentro dall'odio e dalla rabbia. Vedi i tuoi successi, le tue sconfitte. Vedi quell'insieme di casualità e qualità che ti hanno portato ad essere quello che sei oggi, ad essere il miglior te stesso possibile, o almeno, il miglior te stesso che ti è riuscito di plasmare.

A volte ripenso a quando, qualche anno fa, avevo deciso che questo stile di vita non faceva per me. A quando avevo deciso di lasciare tutto per andare in Spagna. Il progetto era semplice: vado in Spagna, a vendere panini. Chissà perché proprio la Spagna, e proprio i panini. La Spagna mi piace, mi fa pensare a qualcosa di caldo, luminoso, intenso, passionale e colorato. Anche i panini mi piacciono, ovviamente. Poi, un segno del destino mi fece cambiare idea. Ora, non ho mai creduto ai segni del destino, ma quando sono macroscopici, ecchecazzo, bisogna saperli ascoltare.

Sono felice che sia andata così. Quella crisi è passata, e negli anni ho trovato le risposte che cercavo alle mie infinite domande, anche se in molti momenti è stata dura. Solo, mi è rimasta una curiosità. Un desiderio, più che altro. Vorrei prendere un aperitivo con quel Francesco partito per la Spagna ormai quasi 10 anni fa. Me lo immagino indossare un paio di orribili pantaloni rossi, ed una camicia azzurra di qualche taglia di troppo. Ai piedi delle infradito consumate. Magro, molto magro. Con degli occhiali neri. Spessi. Sorridente.

Vorrei chiedergli come cazzo gli va la vita. Se è felice. Ascoltare i suo racconti, domandargli cos'ha combinato in questi 10 anni, conoscere la sua ragazza, andare insieme a ballare, bere fino ad ubriacarci, fare i cretini insieme tutta la notte, fino all’alba. Ridendo, fumando e bevendo sangria. Il mattino dopo lo saluterei stringendolo in un forte abbraccio. Subito dopo, tornerei sereno al mio tunnel italiano.

Al prossimo tunnel spagnolo,
Francesco

giovedì 11 giugno 2009

Il cielo d’Irlanda

Il cielo d'Irlanda

Il cielo d'Irlanda è un oceano di nuvole e luce, è un tappeto che corre veloce.
Ha i tuoi occhi e, se guardi lassù, ti annega di verde e ti copre di blu.
Il cielo d'Irlanda si sfama di muschio e di lana, si spulcia i capelli alla luna: è un gregge che pascola in cielo.
Si ubriaca di stelle, di notte, e il mattino è leggero.
Il cielo d'Irlanda è un enorme cappello di pioggia, un bambino che dorme sulla spiaggia.
A volte fa il mondo in bianco e nero, ma, dopo un momento, i colori li fa brillare più del vero.
Il cielo d'Irlanda è una donna che cambia spesso d'umore, una gonna che gira nel sole, è Dio che suona la fisarmonica.
Si apre, e si chiude, con il ritmo della musica.
Dovunque tu stia viaggiando, con zingari o re, il cielo d'Irlanda si muove con te.
È, dentro di te”.

Riadattamento de Il cielo d'Irlanda di Fiorella Mannoia

Al prossimo angolo di cielo,
Francesco

giovedì 4 giugno 2009

Monologhi

Domani mi sveglierò nel cuore della notte, pronto a partire, direzione Pisa e poi Dublino. La Dublino fredda, piovosa, di quel fascino malinconico che al tempo stesso nasconde un’anima assolutamente viva e intensa. Stamattina mi sono svegliato, e guardando fuori dalla finestra ho creduto, per una manciata di momenti, di essere già in viaggio. Stessi colori, stesso clima, stessa atmosfera. A volte le condizioni meteo sembrano volerti assecondare, venirti incontro, persino capirti. Per un attimo ho pensato che stamattina sarebbe stata perfetta una nevicata, che avrebbe fatto impazzire meteorologi, giornalisti e fatto parlare di qualcosa le persone che sono costrette a parlarsi ma-non-hanno-un-cazzo-da-dirsi.
Venendo allo scopo di questa mia digressione metereologica: l’idea della nevicata mi ha fatto ricordare questo splendido monologo di Roberto Benigni, tratto appunto da La tigre e la neve, che riporto senza commentarlo per non sminuirne la grandezza.

“Su su... svelti eh, svelti, veloci... Piano, con calma. Non v'affrettate, eh. Poi non scrivete subito poesie d'amore, eh! Che sono le più difficili aspettate almeno almeno un'ottantina d'anni eh... Scrivetele su un altro argomento, che ne so su... su... il mare, il vento, un termosifone, un tram in ritardo, ecco, che non esiste una cosa più poetica di un'altra, eh? Avete capito? La poesia non è fuori, è dentro! Cos'è la poesia? Non chiedermelo più, guardati nello specchio: la poesia sei tu! E vestitele bene le poesie! Cercate bene le parole! Dovete sceglierle! A volte ci vogliono 8 mesi per trovare una parola! Sceglietele, che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere! Da Adamo ed Eva: lo sapete Eva quanto c'ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come mi sta questa, come mi sta questa, come mi sta questa... Ha spogliato tutti i fichi del paradiso terrestre! Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto! Morto, tutto è... Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto, dilapidate la gioia! Sperperate l'allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza! Fate soffiare in faccia alla gente la felicità! E come si fa? Fammi vedere gli appunti che mi son scordato! Questo è quello che dovete fare! Non son riuscito a leggerli! Per trasmettere la felicità bisogna essere felici. E per trasmettere il dolore bisogna essere felici. Siate felici! Dovete patire, stare male, soffrire, non abbiate paura a soffrire, tutto il mondo soffre! Eh? E se non avete i mezzi non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto! Avete capito? E non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia. E se il pezzo non vi viene da questa posizione, da questa, da così, beh... buttatevi in terra! Mettetevi così! Eccolo qua... Oh! È da distesi che si vede il cielo! Guarda che bellezza, perché non mi ci sono messo prima!? Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono! Fatevi obbedire dalle parole! Se la parola... "muro"! "Muro" non ti dà retta... non usatela più per 8 anni, così impara! "Che è questo? Boh! Non lo so!" Questa è la bellezza! Come quei versi là, che voglio che rimangano scritti lì per sempre!...Forza cancellate tutto”.
”Attilio”, in La tigre e la neve di Roberto Benigni

Alla prossima tigre,
Francesco

mercoledì 3 giugno 2009

A mare

A mare - Chiavari

“Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta”.
da Oceano Mare di Alessandro Baricco

Al prossimo oceano mare,
Francesco