venerdì 12 giugno 2009

Tunnel spagnoli

Che poi, a volercisi soffermare, crescere è una cosa strana.

Quando sei ragazzetto vivi di fronte a un'enormità di tunnel, di cui vedi solo l'imbocco. Hai l'imbarazzo della scelta: puoi permetterti di immaginare con facilità che da grande farai il pompiere, troverai la felicità e sarai sposato con una splendida ragazza mora il cui nome inizia con la lettera M, salvo, un momento dopo, figurarti con un ampio cappello sulla fronte e un sigaro in bocca, impegnato ad allontanare col calcio della tua pistola i mosquitos che ti ronzano nelle orecchie mentre cerchi di riposare, pigramente disteso sopra alla tua amaca di cotone bianco, proprio al centro del giardino della tua maestosa tenuta in Nicaragua.

Poi, accade che cresci, e le strade che percorri ti portano ad essere solo una delle tante persone che saresti potuto essere. Guardi indietro e rivedi scelte cruciali prese con una leggerezza sconvolgente, vedi quei periodi in cui ti sentivi consumare dentro dall'odio e dalla rabbia. Vedi i tuoi successi, le tue sconfitte. Vedi quell'insieme di casualità e qualità che ti hanno portato ad essere quello che sei oggi, ad essere il miglior te stesso possibile, o almeno, il miglior te stesso che ti è riuscito di plasmare.

A volte ripenso a quando, qualche anno fa, avevo deciso che questo stile di vita non faceva per me. A quando avevo deciso di lasciare tutto per andare in Spagna. Il progetto era semplice: vado in Spagna, a vendere panini. Chissà perché proprio la Spagna, e proprio i panini. La Spagna mi piace, mi fa pensare a qualcosa di caldo, luminoso, intenso, passionale e colorato. Anche i panini mi piacciono, ovviamente. Poi, un segno del destino mi fece cambiare idea. Ora, non ho mai creduto ai segni del destino, ma quando sono macroscopici, ecchecazzo, bisogna saperli ascoltare.

Sono felice che sia andata così. Quella crisi è passata, e negli anni ho trovato le risposte che cercavo alle mie infinite domande, anche se in molti momenti è stata dura. Solo, mi è rimasta una curiosità. Un desiderio, più che altro. Vorrei prendere un aperitivo con quel Francesco partito per la Spagna ormai quasi 10 anni fa. Me lo immagino indossare un paio di orribili pantaloni rossi, ed una camicia azzurra di qualche taglia di troppo. Ai piedi delle infradito consumate. Magro, molto magro. Con degli occhiali neri. Spessi. Sorridente.

Vorrei chiedergli come cazzo gli va la vita. Se è felice. Ascoltare i suo racconti, domandargli cos'ha combinato in questi 10 anni, conoscere la sua ragazza, andare insieme a ballare, bere fino ad ubriacarci, fare i cretini insieme tutta la notte, fino all’alba. Ridendo, fumando e bevendo sangria. Il mattino dopo lo saluterei stringendolo in un forte abbraccio. Subito dopo, tornerei sereno al mio tunnel italiano.

Al prossimo tunnel spagnolo,
Francesco

1 commento:

  1. Splendido!
    Anche a me piacerebbe reincontrare il me stesso di 10 anni fa; e so che piacerebbe terribilmente anche a lui; lo so, perchè solo un me stesso piu' maturo (quale penso di essere) potrebbe capire fino in fondo, un capire che è anche un "con il senno del poi", capire cosa, capire perchè; magari gli darei un consiglio, magari no; ma sarebbe molto bello!

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