venerdì 16 ottobre 2009

Il Professore (2)

La ragnatela

“Con lui la vita era stata un po' bimba, un po' puttana. Dapprima lo aveva sedotto con i suoi sguardi, giocando a mostrargli il seno, donandogli il piacere lussurioso dei suoi caldi unguenti profumati. Ostriche e incenso. Poi un giorno, carezzandolo, aveva adagiato su quel giovane corpo nudo un sottile filo dorato, poi un altro, poi un altro, e quei giochi si andavano facendo meno ingenui, quelle carezze più ruvide, poi un altro, poi un altro, e quei fili sembravano tramutarsi, parevano meno splendenti, più pesanti, e stringevano, stringevano da far male, fredde lame taglienti, carne viva, carne vecchia, tela di ragno. Lasciarsi abbracciare dal silenzio, mantenersi immobile, farsi sottile  – pur restando solo, pur restando al freddo - sembrava essere l'unica via per nascondersi al dolore, per sopportarlo”.

Alla prossima ragnatela,
Francesco

martedì 13 ottobre 2009

Il Professore (1)

Iceberg

“Questo spaventava il Professore: accorgersi che la sua mente altro non era se non uno scuro mare profondo, una fredda voragine scoscesa in cui ogni sensazione, ogni ricordo, ogni esperienza inesorabilmente correva - timida - a rintanarsi, per riemergerne bagnata di un ritmo sincopato. Casualmente. Ecco, era proprio la fugace percezione di questa fottuta occasionalità che lo avrebbe condotto alla pazzia, se non si fosse, poco dopo, anch'essa tuffata, sparita per sempre, donna pudica, bambina capricciosa, stella cadente”.

Al prossimo iceberg,
Francesco

lunedì 5 ottobre 2009

Bastardi senza gloria

 Bastardi senza gloria

Di solito i racconti hanno una trama. Iniziano, continuavo, finiscono. Nascono e poi alla fine muoiono, dopo essersi raccontati, rivelati. Seguono pigramente una linea, camminano ordinati nella direzione che qualcuno ha voluto disegnare sulla mappa. Solo in rari casi i racconti paiono creature vive, animate di una forza propria, che corrono in tutte le direzioni contemporaneamente esplodendo la propria intensità e mostrando l’unicità dei propri modi fieri, di una complessità semplice che quasi pare irridere la normalità.
Credo non esistano storie più belle di altre. Sicuramente ci sono persone che sanno raccontarle meglio, tanto che il contenuto si sfuma e scivola sullo sfondo, quasi fosse un pretesto, un orpello non necessario, un qualcosa che poco importa rispetto al come viene narrata una storia, rispetto ai suoi protagonisti intrisi di una follia ordinaria e al tempo lucidamente delirante, priva di logicità ma così empaticamente condivisa.
Ci sono racconti, come ci sono vite, che sembrano zen - non è importante la meta, ma il viaggio - che sono diverse, perché pulsano di un'intensità tale per cui non esiste la normalità, ed anche i momenti di apparente banalità sbocciano tramutandosi in altro, un altro speciale, prezioso, non riproducibile. Ci sono racconti che non possono neppure immaginarsi riferiti, narrati se non da parte di chi questi ha prima creato e poi posseduto, potendo al più essere abbozzati, fotocopiati in bianco e nero, come quei tramonti che non possono essere fotografati, o come quelle emozioni che non sanno essere trasmesse.

Al prossimo bastardo,
Francesco